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Come agiscono gli ORGANOFOSFORICI (o Organofosfati, Organofosforati)
Gli organofosforici non sono sistemici

Neurotossine fosforganiche - Storia dei gas nervini
I pionieri in questo campo furono Jean Louis Lassaigne (inizio del XIX secolo) e Philip de Clermount (1854). Nel 1932, il chimico tedesco Willy Lange e il suo studente e collaboratore, Gerde von Krueger, descrissero per la prima volta gli effetti colinergici sul sistema nervoso degli organofosfati, notando una sensazione di soffocamento e di oscuramento della visione a seguito dell'esposizione. Questa scoperta indusse negli anni Trenta il chimico tedesco Gerhard Schrader presso la I.G. Farben a sperimentare questi composti in qualità di insetticidi. La possibilità di utilizzare questi composti a scopo militari divenne presto evidente, e il governo nazista affidò a Schrader il compito di sviluppare gas nervini fosforganici. Il laboratorio di Schrader scoprì le armi catalogate come di serie G, che include Sarin, Tabun, e Soman. I nazisti produssero grandi quantità di questi composti, nonostante questi non furono utilizzati durante la Seconda guerra mondiale (probabilmente per timore che gli Alleati possedessero simili armi). Dal canto loro, gli inglesi sperimentarono un organofosfato colinergico chiamato diisopropilfluorofosfato (DFP), durante la guerra. Sempre i britannici produssero all'inizio degli anni Cinquanta il VX, molte volte più potente della serie G.

Dopo la Seconda Guerra mondiale, le compagnie americane ebbero accesso ad alcune informazioni dal laboratorio di Schrader, e iniziarono a sintetizzare pesticidi fosforganici su vasta scala. Il paratione fu tra i primi commercializzati, seguito dal malatione e dall'azinfosmetil.

La popolarità di questi insetticidi crebbe dopo che molti insetticidi organocloruri come il DDT, il dieldrin, e l'heptachlor furono proibiti negli anni '70.

Avvelenamento da organofosfati

Molti organofosfati sono potenti neurotossine, che inibiscono l'azione dell'acetilcolinesterasi (AChE) nelle cellule nervose. Sono tra le principali cause di avvelenamento a livello mondiale, e sono frequentemente utilizzate per suicidi nelle zone agricole. La loro tossicità non si limita alla fase acuta, ma provocano notevoli effetti cronici. I neurotrasmettitori come l'acetilcolina (che viene aumentata nel vallo sinaptico dai principi attivi organofosfati) sono molto importanti per lo sviluppo del cervello, e molti organofosfati hanno effetti neurotossici sugli organismi anche se esposti a bassi livelli. L'unico antidoto è la somministrazione di pralidossima entro breve tempo, (prima cioè che il legame tra organofosfato e AchE diventi irreversibile) e atropina, per contrastare gli affetti tossici dell' Ach ad alte dosi.
Fonte: Wikipedia

Uno studio dell’Università di Seattle ha analizzato i residui di pesticidi e loro metaboliti in bambini di età pre-scolare e ha scoperto che i piccoli che consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti convenzionali. Lo studio ha messo a confronto la concentrazione di pesticidi organofosforati (una classe di fitofarmaci che una volta assorbiti con l’alimentazione, si distribuiscono a tutto l'organismo, vengono metabolizzati dal fegato e possono intaccare il sistema nervoso centrale) nell’urina di 39 bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni, abitanti sia in città che nelle zone suburbane. L’unico studio nazionale che ha preso in considerazione l’esposizione dei bambini ai pesticidi organofosforici (Aprea e collaboratori), ha valutato la presenza di metaboliti dei pesticidi organofosforici nelle urine di 195 bambini tra i 6 e i 7 anni di età della provincia di Siena. La raccolta dei campioni si accompagnava a un questionario sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari. I risultati di questo studio hanno mostrato, in accordo con gli studi statunitensi, che la concentrazione di metaboliti alchilfosfati era significativamente più elevata nei bambini rispetto a quanto riscontrato in un precedente campione di adulti che vivevano nella stessa zona, anche se, le concentrazioni più elevate erano associate più all’uso domestico degli organofosforici, e in particolare del clorphirifos (CPF), come insetticidi che alla dieta alimentare.