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Come agiscono gli
ORGANOFOSFORICI (o Organofosfati, Organofosforati)
Neurotossine
fosforganiche - Storia dei gas nervini La popolarità di questi insetticidi crebbe dopo che molti insetticidi organocloruri come il DDT, il dieldrin, e l'heptachlor furono proibiti negli anni '70. Avvelenamento da organofosfati
Molti organofosfati sono
potenti neurotossine, che inibiscono l'azione dell'acetilcolinesterasi (AChE)
nelle cellule nervose. Sono tra le principali cause di avvelenamento a livello
mondiale, e sono frequentemente utilizzate per suicidi nelle zone agricole. La
loro tossicità non si limita alla fase acuta, ma provocano notevoli effetti
cronici. I neurotrasmettitori come l'acetilcolina (che viene aumentata nel vallo
sinaptico dai principi attivi organofosfati) sono molto importanti per lo
sviluppo del cervello, e molti organofosfati hanno effetti neurotossici sugli
organismi anche se esposti a bassi livelli. L'unico antidoto è la
somministrazione di pralidossima entro breve tempo, (prima cioè che il legame
tra organofosfato e AchE diventi irreversibile) e atropina, per contrastare gli
affetti tossici dell' Ach ad alte dosi. Uno studio dell’Università di Seattle ha analizzato i residui di pesticidi e loro metaboliti in bambini di età pre-scolare e ha scoperto che i piccoli che consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti convenzionali. Lo studio ha messo a confronto la concentrazione di pesticidi organofosforati (una classe di fitofarmaci che una volta assorbiti con l’alimentazione, si distribuiscono a tutto l'organismo, vengono metabolizzati dal fegato e possono intaccare il sistema nervoso centrale) nell’urina di 39 bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni, abitanti sia in città che nelle zone suburbane. L’unico studio nazionale che ha preso in considerazione l’esposizione dei bambini ai pesticidi organofosforici (Aprea e collaboratori), ha valutato la presenza di metaboliti dei pesticidi organofosforici nelle urine di 195 bambini tra i 6 e i 7 anni di età della provincia di Siena. La raccolta dei campioni si accompagnava a un questionario sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari. I risultati di questo studio hanno mostrato, in accordo con gli studi statunitensi, che la concentrazione di metaboliti alchilfosfati era significativamente più elevata nei bambini rispetto a quanto riscontrato in un precedente campione di adulti che vivevano nella stessa zona, anche se, le concentrazioni più elevate erano associate più all’uso domestico degli organofosforici, e in particolare del clorphirifos (CPF), come insetticidi che alla dieta alimentare.
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