Le reazioni al
nostro appello
Nostra risposta
dal Blog
l'(in)sicurezza alimentare -
Notizie, fatti, misfatti e materiali per l'educazione sanitaria, la
formazione e l'informazione nel settore agroalimentare.
di Corgiat Corgiat Loia Gianfranco*
mercoledì 13 luglio 2011
Api, neonicotinoidi e web.
Da alcuni giorni, davanti all’assessorato all’agricoltura
della Regione Piemonte, staziona un piccolo camper
tappezzato di scritte che invitano a mettere al bando i
neonicotinoidi perché uccidono le api.
I proprietari del camper, due agricoltori di Rocchetta
Tanaro, hanno deciso di fare lo sciopero della fame per
segnalare il problema e, in pochi giorni, il loro appello
via web ha avuto milione e 200.000 adesioni.
Viene in mente Chaplin in “Tempi moderni”: a volte basta
raccogliere uno straccio rosso caduto a terra per diventare
leader di una protesta globale.
A volte, tuttavia, non c’è una sola verità, e chi passa
dalla protesta politica alle proposte amministrative ed alla
gestione della “cosa pubblica” lo impara presto.
I neonicotinoidi sono insetticidi di recente introduzione
nel comparto della difesa delle piante ma per alcune
caratteristiche peculiari (come la sistemicità) hanno avuto
un largo impiego su numerose colture (alberi da frutto,
vite, ortaggi, piante ornamentali).
In Piemonte, come in altre regioni italiane, a partire dalla
fine degli anni ’90 si è diffusa una pericolosa malattia
della vite denominata Flavescenza dorata. Questa avversità,
che può compromettere la coltura della vite causando ingenti
danni economici ai viticoltori, è causata da un fitoplasma
di cui è vettore una cicalina, il rincote cicadellide
Scaphoideus titanus.
L’immissione in commercio di un nuovo insetticida
particolarmente efficace contro l’insetto vettore della
flavescenza dorata, visto anche il numero limitato di altre
sostanze attive disponibili a seguito del processo di
revisione dei fitofarmaci avviato dalla Unione Europea, ha
fatto sì che i formulati a base di Thiamethoxam (neonicotinoide)
abbiano avuto largo impiego in campo viticolo.
Per la sua bassa tossicità questa sostanza attiva è stata
addirittura inserita nelle Linee Guida Nazionali per i
disciplinari agroambientali dei Programmi di Sviluppo Rurale
(PSR).
Lasciando da parte le morie di api collegate all’impiego di
sementi conciate con sostanze adesivanti non adatte a
impedire la dispersione dei neonicotinoidi durante le
operazioni semina, in Piemonte sono stati segnalati, nel
2006, alcuni casi di avvelenamento delle api e spopolamento
degli alveari in alcune aree a vocazione viticola.
La moria di api fu messa in relazione a trattamenti
effettuati in concomitanza con il periodo di fioritura dei
vigneti, nonostante i divieti previsti dalla Legge Regionale
n. 20 del 3 agosto 1998.
I protocolli di trattamento redatti dal Settore
Fitosanitario Regionale, d’intesa con le Associazioni degli
apicoltori, prevedono la possibilità di ricorrere a
trattamenti insetticidi contro Scaphoideus titanus nel
rispetto tassativo dei vincoli posti dalla citata legge
regionale e, per quanto riguarda gli insetticidi di sintesi,
solo dopo la fioritura della vite, ad allegagione avvenuta,
in assenza di fioriture nell’interfilare dei vigneti e in
assenza di vento per evitare fenomeni di deriva delle
soluzioni insetticide. Dal 2006 ad oggi la situazione è
decisamente migliorata, con soddisfazione delle stesse
Associazioni del settore apicolo.
In Piemonte è attivo, da qualche anno, un programma di
monitoraggio sull’impatto delle sostanze insetticide sulle
api svolto in collaborazione con l’Università di Torino
DIVAPRA e l’associazione Aspromiele. I risultati del
monitoraggio confermano la netta riduzione dei casi di
avvelenamento e sembrano confermare la possibilità di
conciliare la difesa della vite con la salvaguardia delle
api.
Negli ultimi anni i casi di avvelenamento riconducibili
all’utilizzo del neonicotinoide Thiamethoxam nei vigneti del
Piemonte sono diventati sporadici e legati all’effettuazione
del trattamento in prossimità della fioritura da parte di
pochi viticoltori evidentemente non informati o poco attenti
al rispetto della normativa regionale.
Secondo le stesse Associazioni degli apicoltori il divieto
di utilizzo di seme di mais conciato con neonicotinoidi e la
sempre maggiore attenzione dei viticoltori
nell’effettuazione dei trattamenti sulla vite hanno
determinato un sostanziale miglioramento della situazione
degli apiari in Piemonte negli ultimi due anni.
La protesta dell’azienda agricola di Rocchetta Tanaro,
peraltro legittima, merita quindi un approfondimento perché
vi sono alcuni interrogativi a cui occorre dare una
risposta:
a parità di condizioni geografiche ed ambientali e a parità
di protocolli di trattamento non si spiega come mai non
siano stati segnalati altri episodi di moria di api
nell’Astigiano (provincia notoriamente ad alta vocazione
viticola);
da riscontri ispettivi risulta che l’azienda di Rocchetta
Tanaro pratichi l’agricoltura biologica e che per il
controllo delle malattie delle api utilizzi esclusivamente
prodotti omeopatici. Ciò determina un andamento subdolo e
serpeggiante delle patologie presenti in allevamento, con
uno stato di sofferenza cronico delle popolazioni di api che
l’azienda pubblicizza come fattore di pregio (naturalità,
bassi carichi, riduzione dello stress, miglioramento della
qualità dei prodotti ecc.). Come minimo, sembra di poter
affermare che, in questo caso, le cause di morte delle api
possono essere state molteplici.
I controlli analitici richiesti dall’azienda agricola hanno
messo in evidenza un elevato livello di residui di
neonicotinoidi nei corpi delle api morte; i valori
riscontrati non trovano una spiegazione plausibile, a meno
che non si arrivi ad ipotizzare trattamenti massicci con
neonicotinoidi su altre colture in piena fioritura o nelle
immediate vicinanze delle arnie con “fall out” dei prodotti
nebulizzati.
Le aziende agricole confinanti, conoscendo le "inclinazioni"
del vicino, risultano aver operato con estrema prudenza, nel
rispetto dei protocolli regionali e della Legge regionale
20/98.
Certo è che le difficoltà economiche e produttive lamentate
dagli stessi titolari dell’azienda che hanno raccolto da
terra “lo straccio rosso” sembrano passare in secondo piano
se si considera l’alta adesione ottenuta sul web
(http://www.rfb.it/bastaveleni/) ed il probabile aiuto
finanziario richiesto con tanto di bollettino di Conto
Corrente Postale.
Spero che gli “Amici della fattoria” (così si definiscono
gli intestatari del conto) possano ottenere un sostanziale
contributo materiale per fare ripartire l’azienda di
Rocchetta Tanaro, magari cominciando dalla sanità degli
apiari (varroa, virosi, batteriosi ecc..) e con un approccio
più realistico.
Di Bella è servito per fare capire ai poeti della vita che
il cancro non si cura con l’acqua fresca e Fleming, molti
anni prima, aveva capito che si poteva sopravvivere anche
alla polmonite.
Naturalmente sono d’accordo a punire gli abusi e a
proscrivere ciò che rappresenta un pericolo o che,
semplicemente, non è necessario.
Per questo mi sono battuto, con gli apicoltori, per bandire
l’impiego dei neonicotinoidi nella concia dei semi di mais:
la diabrotica non è ovunque e può essere facilmente
debellata con le buone pratiche agricole.
Gianfranco Corgiat Loia |
*
Il Dr. Corgiat Loia Gianfranco, opera attualmente alla Direzione
regionale, Cabina tecnica di regia interna del Sistema informativo
agricolo piemontese (SIAP), Assessorato Agricoltura Regione
Piemonte.
E' stato Direttore del settore Agricoltura Regione Piemonte durante
la passata "gestione" Bresso, quando Mino Taricco era Assessore all'Agricoltura.
|
Torino
8 agosto 2011
Gent.mo
Dr. Corgiat Loia Gianfranco,
Direzione regionale - Cabina tecnica di regia interna - Sistema informativo
agricolo piemontese (SIAP)
Assessorato Agricoltura Regione Piemonte
veniamo solo ora a conoscenza della pagina sul Suo blog
http://saperkemangi.blogspot.com e desideriamo
ringraziarLa di averci prestato la Sua
attenzione, spiacenti davvero di non aver visto prima
quanto aveva scritto. Siamo i due
apicoltori oggetto del post di mercoledì 13 luglio 2011, intitolato “Api,
neonicotinoidi e web”.
Come avrà intuito la nostra prima necessità è quella di poter spiegare cosa
ci sta succedendo, e visti gli
infruttuosi tentativi che abbiamo fatto negli ultimi anni, fino a questo
inizio 2011, ci siamo trovati nella
condizione di dover tentare questo inusuale, almeno per noi, ultimo passo.
Ci permetta prima di tutto, seguendo l'ordine della Sua articolata lettera,
di rispondere e puntualizzare.
Quanto alle adesioni, si tratta di uno “svarione” di qualche giornalista che
ha scambiato le cifre delle adesioni raccolte da noi con quelle raccolte dal
sito Avaaz (appunto 1.200.000) per la petizione intenazionale contro i
neonicotinoidi. Ad oggi i Cittadini che hanno deciso di inviare la loro
adesione al nostro appello, sono solo 2500. Non pretendiamo che se li legga
tutti, ma i commenti e gli intervenuti che hanno espresso il loro pensiero
sul nostro sito fanno molto riflettere: Professori Universitari di fama
indiscussa, Entomologi, Ricercatori, Medici, Farmacisti, Apicoltori e tante
altre persone che di solito vengono definite normali mentre in realtà non
sono affatto tali, ma sono il cuore pulsante del buon senso, della legalità
e della lealtà all’indirizzo del territorio su cui si vive e della vita
stessa.
Lungi da noi il desiderio di diventare leader di una protesta globale, in
quanto la nostra età ci impone di guardare alla concretezza della nostra
vita, desideriamo soltanto attirare quell’attenzione che non siamo riusciti
ad ottenere in questi anni per il rispetto di un diritto che spero voglia
condividere: il diritto ad esercitare il nostro lavoro senza che nessuno ce
lo distrugga di anno in anno.
Nel paragrafo che riporta:
"La protesta dell’azienda agricola di Rocchetta Tanaro,
peraltro legittima, merita quindi un approfondimento perché vi sono alcuni
interrogativi a cui occorre dare una risposta":
Punto
1.- … non si spiega come mai non siano stati segnalati altri episodi di
moria di api nell’Astigiano …
E' legittimo il Suo stupore nel non riuscire a spiegarsi
come mai non siano stati segnalati altri episodi... E potrà immaginare
il nostro di stupore, Dr. Corgiat, quando siamo venuti a sapere che le
analisi condotte nell'estate 2010 dall'ASL, settore veterinario di Asti,
sono giunte all'Assessorato Sanità solo il 18 di luglio di quest'anno,
dopo espressa richiesta del Dirigente da noi interpellato. Quelle
analisi davano risultato positivo al thiamethoxam per campioni prelevati
nell'arnia di Polline in Favo.
Si tratta di una gravissima omissione che ci fa venire il dubbio che in
passato possa anche essersi ripetuta, o essere una prassi.
Punto
2.- Per il controllo delle malattie delle api utilizziamo esclusivamente
prodotti omeopatici. Ciò determina un andamento subdolo e serpeggiante delle
patologie presenti in allevamento, con uno stato di sofferenza cronico delle
popolazioni di api...
Comprendiamo il Suo scetticismo, quindi non desideriamo
convincerLa della leggerezza con cui valuta il nostro metodo: dovrebbero
però rassicurarLa le relazioni ispettive che Lei cita, ma non sono
quelle del servizio veterinario, che non può aver avuto il piacere come
nessun altro di leggere (sono giunte dopo la sua lettera!), che
certificano lo stato di ASSENZA di altre patologie.
Gli stessi veterinari, e capiamo anche il loro, di scetticismo, si sono
premurati di approfondire (dobbiamo dire con rara competenza) arnia dopo
arnia, che quanto Lei asserisce non fosse fondato. Siamo apicoltori
professionisti e campavamo del nostro lavoro. Siamo i primi ad essere
interessati a capire se sbagliamo e dove sbagliamo. Ma per troppi anni
ci è stata raccontata questa storia, ed è la ragione per cui l'anno
scorso abbiamo iniziato una serie di analisi per verificarne la
fondatezza.
Punto
3.- I valori riscontrati non trovano una spiegazione plausibile...
L'epoca delle perdite corrisponde ogni anno al periodo
dei trattamenti "canonici" sulla Flavescenza. Quanto siamo riusciti a
scoprire è che non si tratta di intossicazioni acute, ma, a parte la
perdita estiva di 1/3 di api bottinatrici che si sarebbero benissimo
potute compensare con integrazioni e riunioni invernali, di un problema
legato all'intossicazione cronica che si protrae nel tempo ed impedisce
alle famiglie di superare l'inverno, senza apparenti motivazioni.
Punto
4.-Le aziende confinanti che conoscono le "nostre inclinazioni"....
Dobbiamo dire che le precauzioni praticate dai nostri
vicini sono davvero complete, e senza necessità di ironizzare, seguono
le ordinanze in vigore. Quelle che arrivano (avremo modo di ritornarci
in seguito...)
Qui, invece, la Sua ironia sfiora il limite della
correttezza, che spiace dover constatare:
"Spero che gli “Amici della fattoria” (così si definiscono gli
intestatari del conto) possano ottenere un sostanziale contributo materiale
per fare ripartire l’azienda di Rocchetta Tanaro, magari cominciando dalla
sanità degli apiari"...
Per prima cosa la nostra corretta e civile protesta non è un escamotage per
ottenere un aiuto finanziario e risolvere i nostri problemi senza lavorare.
Ci lasci, per pudore e per rispetto dei pochi amici che l'hanno effettuato,
di omettere qual è l'ammontare delle donazioni ricevute finora.
Ma per favore si astenga dall'effettuare affermazioni che, per mancanza di
conoscenza diretta della nostra realtà, non possiede. Ci piacerebbe
dialogare su un piano di accettazione della rispettiva onorabilità e
bagaglio di conoscenze. Il veterinario che ci segue è persona competente e
conoscitore delle api, essendo lui stesso apicoltore.
Nelle sue relazioni non ha MAI evidenziato forme di patologie che
potrebbero condurre ai problemi da Lei evidenziati, certificandone invece
l’assenza, riferendosi appunto a nosema, varroa, peste o altre virosi. Ha
per precauzione fatto analizzare anche gli sciroppi di miele che utilizziamo
come integratori.
Chi si permette di ridicolizzare senza motivo il proprio
interlocutore, rischia di essere ricambiato della stessa moneta. Noi
desideriamo invece credere che si possa ancora dialogare tra "persone per
bene", come ancora supponiamo ci siano in circolazione, con rispetto
reciproco.
Infine dove inizia la Sua conclusione: "Naturalmente sono d’accordo a
punire gli abusi e a proscrivere ciò che rappresenta un pericolo o che,
semplicemente, non è necessario..."
Ecco qui sta il punto.
E' davvero disposto a sottoscrivere che la lotta obbligatoria
per contenere la Flavescenza Dorata così come è stata condotta sino ad ora
sia davvero stata utile a risolvere il problema? A noi pare proprio di no,
ed è facile averne conferma leggendo le analisi di esperti nella materia
(leggasi Agroinnova ed altre fonti), delle associazioni agricole, degli
stessi vignaioli.
Visto e considerato che non ne facciamo una "guerra tra
comparti agricoli" bensì una lecita domanda di convivenza, umana ed anche
sancita dal "diritto", ora pretendiamo di essere ascoltati. Ha letto bene,
lo pretendiamo. Poichè è dal 2005 che scriviamo lettere alla Regione e agli
Assessorati competenti, per sottoporre il nostro problema, ora ci troviamo
nel 2011 a vedere la nostra azienda in una situazione che farebbe
preoccupare anche Lei, se si trattasse della Sua.
La prospettiva che ci rimane, se non vengono cambiate le
regole del gioco per tutti, consentendo a TUTTI di poter lavorare
onestamente, senza danneggiarsi a vicenda, è di svendere le nostre proprietà
e scappare da quelle zone. Oppure cambiare lavoro. Come se a quasi 60 anni
fosse facile. Ci dica onestamente, Lei come reagirebbe?
Per terminare, e La ringraziamo di essere giunto sin qui a
leggere, vorremmo riportare la Sua attenzione su un punto molto importante,
che ai più sfugge.
Gli insetticidi della classe dei neonicotinoidi sono davvero
efficaci. Chi li ha inventati ha proprio scoperto un'arma potentissima.
La loro efficacia è amplificata da una proprietà intrinseca del prodotto: la
sua attività SISTEMICA. Questo è ciò che bisogna tener presente quando si
parla delle precauzioni di impiego. Chi ha redatto queste norme sembra
dimenticare che sta parlando di un prodotto completamente diverso dagli
insetticidi che agiscono "a contatto" o "per ingestione". Immaginiamo che
Lei sappia di cosa stiamo parlando.
Il prodotto entra nella pianta e per la per la sua capacità "citotropica"
può essere traslocato, veicolato, attraverso la corrente xilematica in tutti
gli organi vegetali, anche di nuova formazione.
Ecco, vorrà convenire con noi per onestà intellettuale, che
non stiamo parlando di un prodotto qualunque, che ha effetti (dichiarati
dagli stessi produttori) potenti e prolungati nel tempo, e che le occasioni
di entrare in contatto anche con gli insetti NON BERSAGLIO sono illimitate?
Infatti è quello che succede, e che ultimamente anche il
Responsabile del Settore Fitosanitario regionale ha ammesso. Nella sua
ultima circolare (protocollo 11 luglio 2011) relativa al secondo trattamento
per la Flavescenza Dorata si "raccomanda" appunto di non usare il
thiamethoxam in prossimità di allevamenti apistici, considerato che "le api
in estate possono frequentare i vigneti anche per presenza di melata o per
rifornirsi di acqua di rugiada".
Sono anni che lo scriviamo nelle nostre denuncie, ed
ultimamente anche ricerche scientifiche oltre al "progetto Apenet" lo
documentano.
Non ci interessa comunque nessuna patente di riconoscimento.
Ripetiamo: quale sia la soluzione, e da chi venga proposta, non ci
interessa. Desideriamo solo che vengano vietati i prodotti tossici che è
provato danneggiano l'ambiente, intossicano irrimediabilmente le api a
piccolissime dosi sub-letali, e ci impediscono di lavorare. Tanto più che
non servono all'obiettivo che si sono preposti coloro che ne hanno deciso
l'impiego contro Lo Scaphoideus Titanus, vettore del fitoplasma che
provoca la Flavescenza Dorata. E per onestà dobbiamo anche rilevare che
certamente sono scomparsi moltissimi altri insetti perché si sa che le api,
sentinelle dell’ambiente, sono solo la punta dell’iceberg. Gli insetti sono
indispensabili alla biodiversità di cui tanto si parla trascurandone nel
concreto la salvaguardia, salvo poi lanciare fuori tempo massimo il solito
grido di allarme di fronte al disastro irreversibile. E’ necessario che
l’economia, e non solo nell’interesse dei soliti pochi, ma di tutti, sia
vincolata davvero alla sopravvivenza dell’ambiente e alla tutela della
salute umana. E’ urgente e indispensabile che ci si metta in condizione di
tutelare un paesaggio che sia fonte di benessere anziché ostinarsi ad una
mera e illusoria difesa di un paesaggio di plastica avvelenato e
dispensatore di malattie, anche gravi.
Ultima considerazione su cui desideriamo attirare la Sua
attenzione è questa.
Le modalità con cui si fanno le analisi delle api
intossicate. Abbiamo scoperto, a nostre spese, che il thiamethoam degrada
velocissimamente nell'ape morta. Siamo riusciti ad individuare un modo che
permette di trovarlo sulle api già intossicate (destinate a morire comunque)
ma ancora in vita, apparentemente senza evidenti segni di avvelenamento.
Questo la dice lunga sul perchè sia stato così difficile
sinora scoprire la vera causa dello stillicidio che ha scandito in questi
ultimi anni la moria delle famiglie di api, che indebolite dal veleno, sono
facile preda di ogni patologia, oltre che dell'incapacità di condurre una
vita comunitaria, che è alla base della loro biologia. Un meccanismo che
porta le famiglie invernate a non arrivare alla primavera nonostante le
casse siano piene di scorte di miele. Ultime ricerche hanno evidenziato che
proprio intossicazioni croniche da neonicotinoidi fanno scatenare il nosema,
oltre che favorire la proliferazione della varroa. Se lo desidera Le
possiamo inviare per conoscenza il materiale scientifico, queste
affermazioni non sono farina del nostro sacco.
Sperando di aprire in Lei un piccolo spiraglio che permetta
di introdurre un argomento così importante come la sopravvivenza delle api,
negli "obiettivi regionali", anche come fattore di sviluppo delle imprese
che operano nel comparto, La vogliamo ringraziare per l'attenzione
riservataci, assicurandoLe che non ci siamo prestati a manifestazioni così
"folcloristicamente" descritte se non avessimo maturato nel tempo la piena
consapevolezza che si tratti di un argomento molto serio, e comune a tutti
gli apicoltori: anche la Regione Piemonte, viste le pressioni proprio delle
associazioni apistiche ha introdotto negli ultimi anni i finanziamenti per
ricomprare gli sciami.
Se non si perdessero le api…
Con stima,
Marisa Valente, Renato Bologna