Gli
articoli ante Forum di Davos
- Palle
di neve sul meeting di Davos
Il popolo di Seattle si prepara ad accogliere in
Svizzera i vip della politica e dell'economia
SERENA TINARI - Il Manifesto 30 dicembre 2000
"Sarà una nevicata che vi seppellirà", hanno lanciato i bolognesi, mentre da
Ginevra è partita La slitta di classe. E' il concorso (spontaneo) di idee attorno
al 31esimo appuntamento del World Economic Forum (Wef), sulle montagne svizzere di Davos,
dal 25 al 30 gennaio del 2001. Un meeting informale che raduna circa duemila leader
politici e del mondo economico che si autodefiniscono globali. Negli ultimi due anni nel
piccolo villaggio la protesta guidata dal Coordinamento svizzero anti-Wto si è fatta
rumorosa e quest'anno si annuncia molto partecipata. La organizza un comitato
internazionale che si è chiamato Wow (Wipe Out Wef, cancella il Wef). Associato al
logo della mobilitazione, una bimba che sogghigna con gli sci in spalla, Wow diventa
un'esclamazione di entusiasmo e buon auspicio. In cantiere ci sono quattro giorni di
azione, a partire dal 25 gennaio, che animeranno il soggiorno dei delegati e culmineranno
nel corteo di sabato 27.
Nell'idilliaca cornice di Davos, a due passi da Saint Moritz, dal 1971 si tengono gli
incontri annuali del Wef, voluti dal fondatore Klaus Schwab per "costituire una
comunità globale tra leader economici, politici, universitari e mediatici, per un'azione
congiunta dei governi e del mondo degli affari": qui sono stati pensati il Nafta e il
Gatt Uruguay che ha fatto nascere il Wto. Durante il convegno, gli invitati si incontrano
in sessioni di studio e dibattito, fra una cena a bordo piscina e una mattinata di sport:
un clima da circolo top class, che favorisce gli accordi e contribuisce a stilare
un'agenda politica globale. L'anno scorso con la Dichiarazione di Berna alcune ong
lanciarono Public eye on Davos, un progetto che chiedeva al Wef maggiore
trasparenza e spazio per le voci critiche. In risposta i potenti del mondo acconsentirono
a fare entrare quattro delegati e per quest'anno le ong hanno annunciato una contro
conferenza.
Il tema degli incontri del Wef 2001 è "L'umanizzazione della globalizzazione" e
alluderebbe alle preoccupazioni dei leader di fronte agli squilibri sociali e ambientali
che le loro stesse decisioni provocano: lo Spirito di Davos, come l'hanno pomposamente
chiamato gli organizzatori. Ma in concreto è un titolo che rimanda al danno d'immagine
subito grazie al movimento che si è propagato da Seattle, a Melbourne, a Praga, fino a
Nizza. Nei seminari si parlerà dunque di tassare internet e di biotecnologie, ma
soprattutto di come attivare "uno scambio ottimale fra efficienza economica ed equità
sociale". Wow risponde con una mobilitazione di massa basata sulla Piattaforma di
Azione: "1. Rifiutiamo ogni forma di dominazione e discriminazione, e ci mobilitiamo
contro il Wef perché ci battiamo contro capitalismo, razzismo, patriarcato,
autoritarismo, nazionalismo, omofobia e antisemitismo; 2. Rifiutiamo il Wef, una delle
forze che lavorano per lo sviluppo e il consolidamento del Nuovo Ordine Economico, ed
escludiamo qualunque forma di dialogo o lobby con i suoi esponenti. Vogliamo che sia
abolito; 3. Non vogliamo offrire al Wef nessuna opportunità di mettersi alla ribalta dei
media con superficiali promesse di dialogo con la società civile" (in Rete, è
pubblicata da www.ecn.org). In luglio, mentre il testo era ancora in discussione,
il direttore generale del Wef, Claude Imadja, l'aveva chissà come già letto e spiegava
alla Davoser Zeitung di condividerne i principi generali: "Ma la parte che
chiede l'abolizione ci trasmette strane sensazioni", scherzava, "ma
sfortunatamente non possiamo impedire loro di manifestare".
Non possono, ma ce la stanno mettendo tutta. Una battaglia a colpi di carta bollata che
oppone da due anni il Comune di Davos e il Comitato anti-Wto, da un grado all'altro della
giustizia svizzera. La legge federale difende la libertà di opinione, così per vietare
il corteo il Comune di Davos ha tentato di appellarsi prima a problemi di intenso
traffico, poi di turismo della domenica, infine adducendo un semplice "A Davos non c'è
abbastanza spazio per manifestare". La replica del Comitato è stata: forse allora
non c'è abbastanza spazio per il Wef. L'ultima sentenza della Corte cantonale è a favore
del Comune di Davos, che ha deciso in via definitiva di vietare la manifestazione: Wow
annuncia che la battaglia legale proseguirà nelle sedi appropriate e conferma il corteo
del 27, protestando per il clima terroristico che inizia a soffiare sui media locali, per
le misure di sicurezza, potenziate con un miliardo e mezzo di lire e il corpo scelto
dell'esercito: lo Spirito di Davos?
tratto
da Il Manifesto
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