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LA CULTURA NORDAMERICANA

Salman Rushdie su "La Repubblica" del 7/3/99 in un interessante articolo titolato "Le false vestali della cultura" riferisce, che qualche anno fa nel corso di una manifestazione letteraria britannica si tenne un dibattito pubblico su una mozione che impegnava ogni europeo a resistere alla cultura americana.

Rushdie, pur dichiarandosi lieto di riferire che il pubblico con il 60% dei voti respinse questa mozione, manifesta la sua perplessità di fronte al 40% di oppositori alla "cultura americana", considerando questa opposizione quasi una forma di ingratitudine nei confronti dell'America, che, dopotutto, non molti anni fa, aveva liberato l'Europa dal nazismo.

E' evidente, che di fronte all'attuale dilagare della globalizzazione culturale, che sta livellando le varie culture egemonizzate da quella nordamericana non si deve generalizzare. La critica deve essere circostanziata e centrata su determinate questioni, analizzando i fatti. Esaminiamo quindi quelli, che riguardano la "Cultura della Salute".

Nel dopoguerra la scienza dell'alimentazione nordamericana esportò in Europa il concetto, presentato come scientifico, del primato dell' Animal Factor rispetto al Vegetal Factor, affermando che l'alimento ottimale per l'uomo fosse la carne, tanto da far sì che nello svezzamento dei bambini venissero dati gli omogeneizzati di carne già al terzo-quarto mese.

Dilagò così in Europa occidentale il modello di alimentazione consumistica nordamericana, che in un tempo relativamente breve fu responsabile della cosiddetta "patologia della civilizzazione": alcuni tumori  in particolare del colon e della mammella, arteriosclerosi, infarto, emorragia cerebrale, diabete, turbe epatico-digestive, appendicite, colecistite e soprattutto un sistematico incremento del sovrappeso.

Questa patologia, superando fattori di razza, ambientali e di stili di vita, si estese anche nel terzo mondo, che, essendosi liberato dal colonialismo europeo, aveva mutuato le abitudini alimentari proposte dalla scienza nordamericana.

Questa scienza fu allora costretta ad una drastica autocritica, dimostrando che l'incremento della "patologia della civilizzazione" era dovuta a 4 killer: eccessivo consumo di proteine animali, di grassi animali, di zucchero raffinato, di sale raffinato. Tutto quanto responsabile di un eccessivo apporto calorico, sovrappeso, quindi fonte di malattie.

Come è noto, venne riconosciuto che alla alimentazione "ricca" nordamericana, dimostratasi fattore di danno per la salute, doveva essere contrapposta per la salvaguardia della salute, la'alimentazione "povera" italiana, cioè la dieta "italian style", del contadino napoletano degli anni '50, che gli americani avevano ben conosciuto e deriso durante e dopo la guerra.  Questa dieta venne poi ribattezzata in "Dieta Mediterranea".

E' quindi evidente che, dopo questo macroscopico errore falsamente presentato come "scientifico" per ovvi motivi consumistici (compreso quello dei farmaci necessari per curare l'incremento delle malattie) la scienza nordamericana, almeno come scienza dell'alimentazione nei suoi rapporti con la salute, è chiaramente priva di credibilità.

Ora, la scienza nordamericana sta attuando una operazione ancora più clamorosa, sempre nel campo dell'alimentazione. Sta infatti facendo dilagare nel mondo, attraverso le sue multinazionali, la produzione di alimenti cosiddetti "transgenici", cioè modificati da parte dell'ingegneria genetica.

Si hanno validi dati scientifici, teorici e pratici, che rendono probabile l'insorgenza nel medio termine di una nuova "patologia dell'alimentazione transgenica", che rappresenterà un enorme business per curarla, proprio per coloro che sono responsabili di averla provocata.

L.P.

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Campagna per la Sicurezza Alimentare