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12/11/2002 
«In Piemonte il crocevia del traffico» 

Al mercato di Carmagnola il «riciclaggio» di bovini malati 

TORINO 

«Arrivano, aprono i portafogli e comprano». I soggetti indicatici da una fonte anonima (ma solo per proteggerne la salute) erano commercianti di bovini con base nell´hinterland campano. Quei signori erano diventati i più attivi nell´acquisto di capi - soprattutto vacche da ingrasso a fine carriera - sul mercato di Carmagnola, il secondo d´Italia dopo quello di Modena. L´altra «dritta» portava ad allevamenti di bestiame piemontesi comprati dallo stesso genere di personaggi. L´interlocutore aggiunse: «Il riciclaggio di denaro sporco è la prima molla di questi traffici». A due anni esatti di distanza l´ombra della camorra si è materializzata in una una raffica di misure di custodia cautelare da Nola in su che ha svelato lo scenario di un mercato parallelo della macellazione e delle vendita di carne a basso costo. Destinato ai poveri, che sono anche i consumatori più colpiti nella salute: questi capi di bestiame, quando non sono portatori di gravi infezioni, sono sicuramente i più trattati con estrogeni e altre porcherie. 
In due anni le contrattazioni si sono sensibilmente ridotte sulla grande «piazza» di Carmagnola, che era stata conveniente perché là finivano anche capi meno pregiati. Si è viceversa rafforzato il mercato degli acquisti effettuati direttamente in stalla, come le diramazioni piemontesi dell´inchiesta della Procura della Repubblica di Nola stanno indicando. Il fenomeno è anche di costume: tanti piccoli allevatori piemontesi hanno venduto o affittato le loro stalle a commercianti che possiedono 2-3 mila capi affidati agli stessi allevatori con contratti di «soccida». L´ex piccolo proprietario perde ogni autonomia decisionale: ai vitelli che deve ingrassare a tappe forzate dà mangimi e prodotti chimici fornitigli dal commerciante. In questo scenario, con l´Europa comunitaria che non ha quasi più controlli doganali al suo interno, possono circolare Tir carichi di bestiame clandestino proveniente dall´Est e destinato ai macelli della camorra o a ereditare la certificazione sanitaria di bovini regolari. In ogni caso, finiscono in tavola bistecche non controllate. In Piemonte vengono abbattuti ogni anno un migliaio di bovini colpiti da tubercolosi e altrettanti da brucellosi. Ma qui si possono comprare le vacche a fine carriera dotate di marchi auricolari originali (anche se contraffarli non è complicatissimo) che valgono sul mercato assai di più dei loro lombi. Il Piemonte è in questo senso un «corridoio» che serve a recuperare documentazione per far rientrare nel mercato ufficiale capi clandestini o rubati: l´abigeato è tutt´altro che scomparso e non di rado si traduce in veri e propri sequestri di capi portati via dalle stalle. Casi che non fanno notizia. Come quelli delle truffe alla Comunità europea che proseguono imperterrite nonostante, ogni tanto, qualche grosso imprenditore del settore sia stato arrestato e condannato (sia pure a pene detentive tutt´altro che severe). Ad indicarlo c´è un viavai di incerta documentazione sanitaria dal Piemonte alla Campania e ritorno, vi sono vitelli importati da Francia, Germania e Austria in numero sproporzionato rispetto alla domanda del mercato. C´è soprattutto una nuova figura di vitellone: quello che esiste solo sulla carta. Nel frattempo l´allevatore made in camorra ha accumulato i documenti di «accompagnamento bovini» che «dimostrano» quanti capi sono stati ingrassati in quella stalla semivuota. La truffa comunitaria è servita e l´Unione Europea paga.

Alberto Gaino - La Stampa