Aralalsandra -
Vittenahalli (distr. di Bangalore), 2 febbraio 2003
In piedi presto, per continuare il giro nei villaggi vicino.
Mi portano a conoscere Mr. Somalingaiah, un anziano contadino del villaggio di
Aralalsandra, anche lui protagonista della carovana ICC99, che nonostante le sue precarie
condizioni di salute ci riceve, accovacciato sulla barandina, nella sua casa. Stanco per
l'asma, ci tiene a discorrere con noi e, in inglese, ad un certo punto interviene per
biasimare alcuni presenti circa gli "ismi". Loro stavano parlando di
nazionalismo, socialismo, fascismo, di partiti politici e lui è intervenuto con piglio
ammonitore, asserendo che l'Uomo non sarà mai libero finchè si catalogherà in un
"ismo"; solo liberandosi dagli ismi si riuscirà a raggiungere una vera
libertà: e alzandosi sulla brandina, tira giù un vecchio libercolo che mi sporge,
consigliandomi di prenderne nota e leggerlo. Si trattava di un testo di Jiddu
Krishnamurti, sul significato della vita. Sono rimasto di sasso, non tanto per il concetto
in sè, ma dalla situazione: penso alle nostre campagne, ai nostri vecchi, alla nostra
cultura. Roba da non credere. Il divario culturale da questo punto di vista tra loro e noi
è incolmabile. Altra lezione, e ne ho perso il conto!
Dopo il consueto chai, il the al latte di cui vado pazzo, ed il caloroso congedo,
ci riavviamo verso Vittelena Halli, dove eravamo già passati ieri sera da Gowda, il
contadino "di fukuoka", per visitare il "giardino" organico, un
appezzamento di alcuni ettari coltivato in modo fantastico.
La prima cosa che noto, tra le palme, sono i tubi dell'irrigazione a goccia. Mi raccontano
che qualche tempo fa è riuscito a fare l'impianto grazie ad un aiuto governativo, caso
abbastanza raro, dice, poichè di solito gli aiuti finiscono alle grandi aziende
latifondiste. L'acqua ormai scarseggia da molto tempo, e con questo sistema riesce a fare
una buona produzione rigidamente organica, che vende senza alcuna forma di certificazione
o riconoscimento qualitativo: i suoi prodotti finiscono in vendita mescolati con quelli
"chimici"... Ritorniamo a vedere il "monumento all'organico"
intravisto la sera prima: è il formicaio alto come un uomo, la prova della
incontaminazione chimica del terreno. In effetti ha ragione, solo un terreno vivo conserva
tutte le sue specie, la biodiversità e la capacità di mantenere un equilibrio stabile
che non necessita di interventi umani per debellare insetti dannosi che prendono il
sopravvento creando danni.
La mattinata si conclude rapidamente, pranzo (e per la prima volta mangio del pollo, che
eccezionalmente hanno cucinato per "festeggiare" - in tutti i sensi - la mia
partenza), e dopo alcune tazze di the al latte di cui ho finalmente capito che contiene
anche cannella, chiodi di garofano e forse altre spezie, e via per Bangalore, da dove oggi
partirò in aereo per tornare a casa, via Mumbai (Bombay).
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